Manifesto NITEL

L’impegno NITEL tra Università e società

Le potenzialità degli Atenei come fonti e propulsori di nuovi modelli culturali non tardarono a entrare in conflitto con le istituzioni conservatrici: già nel secolo XIII le autorità civili (i sovrani in Francia e Inghilterra, i magistrati comunali in Italia) cominciarono ad imporre il controllo sulle Università; sfidando le condanne della Chiesa, furono le prime Università ad aprire la via alla medicina moderna, grazie anche alle lezioni segrete di anatomia, tenute lontano dai centri urbani e addirittura nei postriboli, a Bologna dal 1219.

Nei secoli successivi al Medioevo, le Università partecipano al dibattito che oppone il dogmatismo, sostenuto dagli ambienti clericali, all’approccio sperimentale posto alla base della scienza medica.

Dal secolo XIV, alle scuole dei giuristi e dei medici si affiancano quelle di filosofia, aritmetica, astronomia, logica, retorica e grammatica.

Con la prima Rivoluzione Industriale, nel XVIII secolo, è l’Università a promuovere lo sviluppo scientifico e tecnologico e ad ospitare le ricerche di Luigi Galvani che, con Alessandro Volta, Benjamin Franklin e Henry Cavendish, è tra i fondatori dell’elettrotecnica.

Secondo Etzkowitz, l’Ottocento porta la “Prima Rivoluzione Accademica”: questa segna la fine del primo modello (Università come luogo dedicato alla trasmissione ed al consolidamento del sapere, con una funzione limitata per la ricerca, subalterna rispetto alla didattica) a favore di un nuovo modello, caratterizzato da un ruolo esplicito dato alla ricerca anche in funzione di domande esterne, legate alla produzione di beni, all’economia, alla salute, al territorio, alle forze armate.

Nel contempo, cresce la partecipazione degli Atenei alla vita sociale e politica. In Italia, i moti risorgimentali trovano vari Atenei in prima linea.

Le guerre mondiali e le dittature del Novecento risvegliano nelle Università l’anelito alla libertà e alla giustizia. In particolare, due episodi di resistenza al nazismo nati negli Atenei sono da ricordare:

  • la rivolta degli studenti pacifisti cecoslovacchi, arrestati e fucilati a centinaia dai nazisti, il 17 novembre 1939;
  • il movimento della Rosa Bianca, di opposizione tedesca al nazismo, nato nel 1942 all’Università di Monaco e composto da studenti e professori, tutti decapitati.

Il dopoguerra consente agli Atenei italiani di raggiungere nuovi risultati eccellenti, dopo la ricca stagione della fase pionieristica dell’elettrotecnica. Si distingue il Politecnico di Milano, dal 1954 sede del primo centro di calcolo elettronico in Europa (è il battesimo dell’informatica in Italia) e premiato dal Nobel a Giulio Natta (1963) per gli studi sui polimeri.

Ma l’Università fa notizia anche perché dà vita alla grande contestazione studentesca sfociata nel Movimento del 1968: la protesta degli universitari sintetizza le correnti “controculturali” e “antimoderniste” degli anni ‘60 e ’70, opponendosi alla razionalità tecnico-burocratica, che caratterizzava il potere nelle sue diverse forme.

Lo spirito libertario degli universitari è ancora protagonista nelle ultime dittature d’Europa negli anni ’70: l’epilogo è testimoniato dagli studenti greci, massacrati dai carri armati del regime il 17 novembre 1973 (il 17 novembre sarà fissato come “data simbolica” per gli studenti, come il primo maggio dei lavoratori, alla Quarta Assemblea studentesca mondiale).
Successivamente, il teatro delle lotte che vedono l’Università in prima linea si sposta fuori dell’Unione Europea: ricordiamo i drammatici episodi di Tien Anmen (1989) e il movimento liberale Ja Dumaju ( = Io penso), sorto nell’Università privata per l’ Economia e il Management di Mosca.

Il periodo che l’università europea sta vivendo nasce, secondo Etzkowitz, dopo il 1980, per effetto della “Seconda Rivoluzione Accademica”. Questa conduce a un’Università in cui prevale il ruolo di soggetto attivo nello sviluppo industriale e tecnologico ma che perde importanza, per varie ragioni (politiche pubbliche, domanda del mondo produttivo, ristrettezze economiche, proliferazione dei settori di ricerca, trasformazioni sociali) nel ruolo di Leader culturale e di propulsore d’idee.

Il NITEL, nei settori di propria competenza, si propone come obiettivo quello di ricondurre l’ Università nell’alveo della propria storia.